lunedì 4 maggio 2015
Pacciamatura di rovi e robinia
Le piante pioniere migliorano il terreno e sono ottime produttrici di biomassa
Questa passeggiata sul monte dietro a casa è una delle mie preferite. Tra boschi, dolci declivi e muretti a secco, si può ancora ammirare un tipico paesaggio collinare dell'alto vicentino. Questa volta la camminata è stata accompagnata da una pioggierellina leggera. Una fresca e uggiosa giornata primaverile.
Questi bucolici ambienti ormai quasi abbandonati, sprigionano il fascino di tempi remoti, nei quali l'intervento e la pianificazione umana, erano parte integrante del territorio. Lo testimoniano gli alberi maturi, posizionati con cura per stabilizzare le masiere (muretti a secco usati per terrazzare il terreno). Alcune essenze da reddito comuni sono l'acero, il carpino e il castagno. La loro presenza assicurava ai nostri nonni legname da costruzione, legna da ardere e fonte di gustosi carboidrati autunnali.
Ma i tempi sono cambiati. Solo pochi contadini (per la maggiorparte ultrasessantenni) continuano a curare boschi e terreni. La natura si sta riprendendo lo spazio che ci aveva lasciato in gestione. Il paesaggio si sta inselvatichendo.
Odiate da alcuni, temute da molti e sconosciute ai più: questo è il momento delle piante pioniere; cioè quelle che per prime affrontano i cambiamenti. Quelle che si sacrificano per creare le condizioni ideali per la crescita di specie più esigenti. È il passaggio che porterà al rimboschimento. Si tratta generalmente di piante rustiche, a crescita rapida, vigorose, tenaci e spesso infestanti.
Una robinia pronta a difendersi con le sue spine
Una delle caratteristiche interessanti delle piante pioniere, è la loro capacità di produrre velocemente una grande quantità di biomassa (sotto forma di legna e foglie) anche a partire da suolo povero. In un ciclo completamente naturale, la biomassa si decompone in humus e quindi arricchisce il terreno migliorandone la struttura e la ritenzione idrica. In poche parole il terreno si autofertilizza.
La pianta pioniera, ha così completato il suo corso, il ruolo per la quale è stata programmata. Con la coscienza tranquilla di chi ha fatto il proprio dovere, perderà gradualmente vigore, fino quasi a sparire… Questo a condizione di lasciarle il tempo di finire indisturbata il proprio lavoro. Al contrario, interventi di potatura tenderanno a rinvigorirla causandone la moltiplicazione.
Questo fenomeno può essere sfruttato dall'uomo in modo mirato. Potature pianificate di piante pioniere possono fornire una notevole quantità di biomassa. Biomassa che si può valorizzare in diversi modi: compostaggio, pacciamatura, alleggerimento di suoli compatti, produzione di combustibile o anche di legname da costruzione.
Durante l'inverno, questo fondo è stato ripulito con la trinciatrice. Resti di ramaglie e rovi sono rimasti inermi al suolo per diversi mesi. Ecco la situazione attuale.
La biomassa prodotta da una trinciatrice a martelli (come quella usata in questo caso) è irregolare e fibrosa. In particolar modo i rami più sottili (spine comprese), escono spesso indenni dal trattamento. Non si ha di certo voglia di metterci dentro le mani… Eppure, con mia sorpresa, devo dire che le spine non si sentono quasi. Probabilmente, pochi mesi sono stati sufficienti per iniziare il processo di compostaggio anche delle spine. Infatti l'odore è fungino. I miceli hanno già cominciato la loro opera di decomposizione.
Questo trinciato è composto anche da ramaglie di robinia. La Robinia pseudoacacia è l'albero pioniere da biomassa per antonomasia. Nel vicentino, è chiamata anche cassia. È un albero spesso disprezzato; considerato invadente e inutile. C'è chi mi ha detto che si tratta di una pianta stupida. Mi chiedo ancora come possa una pianta essere stupida…
Comunque, tornando alla nostra robinia, oltre alla crescita vigorosa anche in terreni poveri, mi sembra utile ricordare altri suoi pregi. Innanzitutto, essendo una leguminosa, fissa l'azoto atmosferico nel terreno, aumentandone la fertilità ancor prima d'aver finito il suo ciclo vitale.
Foglie di robinia (considerate leggermente tossiche)
Produce un bel legno di ottima qualità. Più duro della quercia. Indicato per pavimenti e mobili (anche da esterno).
Eccellente combustibile: il suo potere calorifico è leggermente inferiore a quello del carpino o della quercia ma la sua velocità di crescita è notevolmente superiore. In parole semplici, un bosco di robinie scalda di più di uno di carpini.
Pollone di ricrescita
Ho recuperato un po' di questa biomassa. Per ora l'ho utilizzata per pacciamare il mio orto in vaso.
Si potrebbe utilizzare questo materiale per preparare del compost o semplicemente per riempire delle aiuole rialzate. Farò esperimenti appena possibile e tornerò sull'argomento.