mercoledì 27 dicembre 2017
Raccolto autunnale
La stagione produttiva si conclude tra esperimenti, bilanci e spunti per il nuovo anno.
L'arrivo di dicembre ha chiuso definitivamente la stagione. Temperature di diversi gradi sotto le medie, neve e gelo ci hanno improvvisamente riportato in montagna. Nel campo le attività sono cessate. Rimangono solo le lepri alla ricerca di un po' di cibo, mentre il recinto impedisce ai caprioli di raggiungere gli ultimi cavoli cappucci…
Ora è il momento di analizzare esperimenti e sorprese; è l'ora di valutare i raccolti dell'anno e di trarne un bilancio, in modo da pianificare la prossima stagione.
Le fragole fanno parte delle piacevoli sorprese. Trapiantate in primavera in bordura d'aiuola, si sono ambientate perfettamente, diventando quasi infestanti. Produzione abbondante fino a ottobre. L'anno prossimo selezionerò le cultivar più adatte.
Spuntino d'ottobre nell'orto
Il clima relativamente fresco dell'Alpago si presta ottimamente alla coltura di vari legumi. I piselli sono tra i miei preferiti. Quest'anno ho provato una semina fuori stagione. Mi è stata consigliata da una signora del posto, durante una discussione sulle antiche abitudini agricole locali. Ho così deciso di seminare a inizio agosto. Un tentativo destinato al fallimento, secondo il parere di tanti. Nemmeno io ho riposto molta fiducia in questo esperimento. Comunque le piante si sono sviluppate, i fiori sono arrivati, hanno sfidato con successo le prime brinate e infine sono arrivati i frutti.
Baccelli pienamente sviluppati, qualcuno rovinato esternamente dalle basse temperature ma sostanzialmente sani.
Questi sono i piselli freschi raccolti a novembre. Un vicino curioso diceva: se anche dovessero venire, non saranno dolci come quelli primaverili. Invece i piselli raccolti a novembre mi sono sembrati dolcissimi, veramente ottimi. Certo, non ho potuto fare un confronto con un'eventuale produzione primaverile della stessa cultivar ma il risultato è stato veramente soddisfacente a parere nostro.
L'arrivo di temperature decisamente sotto lo zero tra novembre e dicembre (in anticipo rispetto alla media degli ultimi anni), ha chiuso l'esperimento. I piselli esposti in questo modo al gelo perdono le loro caratteristiche organolettiche. In poche parole non sono più, buoni da mangiare. L'anno prossimo proverò l'ultima semina a metà luglio. Questo dovrebbe permettermi di sfruttare più pienamente il potenziale produttivo dei piselli, senza avere perdite dovute a un eventuale gelo precoce.
Novembre e dicembre sono stati anche i mesi della trebbiatura e ripulitura dei fagioli in vista della loro conservazione. Questo è stato il raccolto più importante dell'anno. Come accennato nel precedente articolo Prima estate in Alpago le Mame d'Alpago sono la tipica cultivar locale. Questo legume è stato rivalorizzato ultimamente anche grazie a SlowFood.
Un fagiolo squisito. La sua peculiarità è la buccia fine. La cottura è rapida: un'ora circa. Questo lo rende adatto alla preparazione di deliziose creme di legumi. A parere mio, gustoso e delicato allo stesso tempo. È considerato un fagiolo particolarmente digeribile.
Si nota la tipica forma che assomiglia a un parallelogramma con gli angoli smussati. Colore crema con leggere venature marroncine. Ilo marcatamente cerchiato d'ocra.
Non ho ancora potuto calcolare la produzione totale in chilogrammi. Rimane ancora un grosso sacco di juta con fagioli da sgranare. In linea di massima dovrei aver prodotto la quantità necessaria per l'autosufficienza fino alla prossima stagione. Rimarranno i semi necessari per riprodurre la coltura in una zona più ampia rispetto a quella di quest'anno.
Il fagiolo simbolo della Valbelluna è certamente il Gialèt, probabilmente meno conosciuto rispetto al Lamon, ma veramente degno di nota. Un piccolo fagiolo dal gusto fine e delicato, tradizionalmente destinato ai signori per via del suo valore economico riconosciuto già dall'antichità. Il nome deriva chiaramente dal colore giallo tendente al verdino. La cottura di questo fagiolo è estremamente rapida. In circa tre quarti d'ora diventa morbido e cremoso. La buccia impercettibile si scioglie in bocca. Favoloso. Anche il Gialèt è un presidio SlowFood.
Preciso che l'Alpago non si trova in Valbelluna, ciò nonostante la coltura del Gialèt è diffusa anche in zona. La pianta è rampicante e rustica. Io ho seminato (i pochi semi che sono riuscito a procurarmi) all'inizio di giugno, quindi relativamente tardi ma la raccolta è arrivata comunque a fine ottobre. I cinque chili raccolti, mi permetteranno di seminare una superficie più importante la prossima stagione.
Questo misto di fagioli a buccia più spessa è invece adatto a quelle ricette che richiedono un prodotto che rimanga più consistente, magari da consumare in insalata.
Questi fagioli neri, sono una sorpresa. Non tanto per il colore ma perché non ricordo di averli seminati. Sono cresciuti in mezzo ai Gialèt. Come ci siano arrivati senza che me ne accorga durante la semina resta un mistero.
Un altro fagiolo dell'Alpago, mi è stato donato da una gentile signora. Da quello che ho capito, si tratterebbe di una cultivar tramandata da generazioni e ormai quasi estinta per mancanza di coltivatori disponibili a riprodurla. Così sono stato investito da una missione. Dovevo salvaguardare la cultivar, anche se i semi disponibili erano ormai pochissimi. Per la precisione: otto.
Nonostante la semina tardiva, le piante si sono sviluppate bene ed il raccolto è stato soddisfacente (240 grammi di prodotto secco). Per quest'anno mi accontento di aver riprodotto il seme anche se non in quantità sufficiente per poterlo consumare. Quindi non ho nessun'idea di che caratteristiche abbia. Posso solo notarne la bellezza e l'eleganza. Mi ricordano i tratti calligrafici dell'estremo oriente. Come se fossero stati disegnati uno a uno da un poeta asiatico…
L'anno prossimo dovrei riuscire a produrne in quantità sufficiente per degustarli. In seguito deciderò se portarne avanti la coltura o meno.
Questa è anche la stagione delle zucche. Zucche raccolte in autunno e conservate per la stagione fredda. Pronte per poi portare in tavola un po' di colore alle pietanze invernali.
Della decina di cultivar seminate in primavera, solo poche sono germinate in tempi accettabili per portare a termine la coltura. Qualcosa è andato storto ma non ho capito che cosa… Comunque qualche soddisfazione è pur sempre venuta. Innanzitutto anche le piante che hanno potuto terminare il ciclo colturale, sono partite piuttosto tardi (trapiantate tra maggio e giugno). Questo lascia pensare a un buon margine di progresso per l'anno prossimo.
Ecco alcune zucche della specie Cucurbita maxima. Le prime di cultivar sconosciuta. Zucca arancione/verde. Così è stata definita da chi mi ha dato i semi. Mediamente dolce; buona.
Zucca Blu ungherese. Consistenza carnosa/farinosa e dolce. Ideale per la cottura al forno (quella che preferisco). La crema che ne deriva si presta perfettamente alla preparazione di ripieni.
La zucca Rina fa parte della specie Cucurbita pepo. La stessa specie che produce gli zucchini. Anche se tendenzialmente preferisco le zucche della specie Cucurbta maxima, questa si conserva più allungo. Quest'aspetto positivo la può rendere un'alternativa per consumare le zucche verso fine stagione. A parte un primo assaggio di frutti non ancora maturi, non ho ancora potuto verificarne le qualità gustative. Entro la fine dell'inverno riuscirò a rimediare…
Un'altra zucca della specie Cucurbita pepo è detta zucca da semi. Una zucca orribile, insipida e inconsistente. A parere mio immangiabile. Non tutto di questa zucca però è da scartare. Anzi, si tratta di una zucca molto preziosa. Produce, infatti, dei semi senza buccia. In realtà, la buccia è presente ma fine e commestibile. In sostanza il vero raccolto di questa zucca sono i semi; già pronti da consumare senza bisogno di essere sbucciati. Un'ottima e gustosa fonte alternativa di proteine vegetali…
In fine ecco le poche olive rimaste dopo il passaggio di caprioli e cervi. A dire il vero, trattandosi di piante di un anno, non mi aspettavo nemmeno di raccogliere qualcosa. Eppure ecco qualche oliva preparata tramite semplice salamoia. Poche ma deliziose. Dall'anno prossimo le piante dovrebbero iniziare a produrre qualcosa in più, sempre che riesca a proteggerle dagli animali…
Questo piccolo limone selvatico (nato dagli scarti di cucina) sta cercando di resistere al gelo. Per ora ha subito temperature che al suolo hanno raggiunto probabilmente gli otto gradi sotto zero. L'inverno è ancora lungo ma le sorprese potrebbero non mancare…